La Svizzera pubblica un post-mortem sulla propria gestione di crisi Covid19. Ieri il Consiglio Federale svizzero ha infatti recepito un rapporto redatto in tre lingue dalla Cancelleria Federale dal titolo “Organizzazione di crisi della Confederazione per la gestione della pandemia di Covid-19“. Questo è quello che si deve fare al termine di una crisi o a volte, per le crisi di lunga durata nel corso della stessa. Il tutto per analizzare come si è risposto agli eventi in una logica di miglioramento continuo.
Tre cose da notare
La prima cosa interessante da notare è che la Svizzera non ha chiamato il Covid-19 un’emergenza sanitaria, come invece ha impropriamente fatto il Governo italiano, ma una crisi. Usare le parole giuste per descrivere i fenomeni e gli eventi è un passo importante per comprendere la natura dei problemi che si è chiamati ad affrontare. La seconda cosa è che il rapporto è pubblico ed è disponibile online in linea con l’idea che i cittadini hanno il diritto di essere informati e che nella gestione di crisi è necessaria la massima trasparenza. Il terzo punto che merita di essere sottolineato è che il Consiglio Federale ha dato mandato ai dipartimenti della Cancelleria federale di mettere in atto le raccomandazioni contenute nel documento.
13 raccomandazioni per il futuro
Identificate lacune in 9 ambiti e messe nero su bianco 13 raccomandazioni volte al miglioramento della risposta a situazioni di crisi. Tre i punti cardine: la necessità di ripensare l’organizzazione (un tema che ho trattato in diversi articoli e post per quanto riguarda anche l’Italia); il problema del coordinamento e delle consultazioni in seno al sistema federale (stesso dicasi per il rapporto Stato-Regioni in Italia) e sul come integrare i consulenti “scientifici”, per altro destinati in futuro a giovare un ruolo sempre più importante, all’interno dell’organizzazione di risposta (ogni commento relativo all’Italia è superfluo).
Sul piano strategico altre 3 considerazioni interessanti da parte della Cancelleria – considerazioni che avevamo ampiamente approfondito per l’Italia nel libro “Lo Stato in Crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro” (FrancoAngeli | Le conoscenze per innovare, 2021). (1) necessità di “anticipare” e di proiettare scenari; (2) la mancanza di lungimiranza; (3) il problema della comunicazione.
Analizzare, imparare, migliorare
Attraverso la pubblicazione del post-mortem la Svizzera, così come altri Paesi, ha tratto lezioni importanti rispetto alla gestione della crisi pandemica ed ha individuato linee di azione e miglioramenti fondamentali per permettere al Paese di essere meglio preparato ad affrontare le sfide poste dalle crisi sistemiche del XXI Secolo.
Oltre a quanto messo in evidenza nel rapporto, ci sono a mio giudizio due elementi che possono sorprendere l’osservatore italiano. Il primo è il livello di autocritica delle istituzioni elvetiche contenuta nel post-mortem con l’intento di migliorare la risposta futura. Il secondo è la completa trasparenza con la quale si spiega ai cittadini come lo Stato è organizzato per gestire situazioni di crisi.
E l’Italia?
La Svizzera pubblica un post-mortem. L’Italia ritiene invece di aver gestito al meglio la pandemia evitando così di pubblicare qualsiasi tipo di analisi che metta in evidenza aree di potenziale miglioramento.