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"Il chiodo espiatorio"

La cortina fumogena del Ministro e di Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.


Parto oggi dal sagace commento di Massimo Provini al mio post di ieri per riprendere la riflessione sul tema della comunicazione in situazioni che immagino, secondo i canoni di Business Continuity di FS, rientri nella classificazione dell'emergenza.


Le uniche parole intelligenti profuse nelle ultime 48 ore sono state quelle del ragioniere (sottolinea il Corriere della Sera oggi ragioniere e non ingegnere) Giuseppe Proia (42 anni) amministratore della ormai famigerata Str92 Studio Tecnico d'Ingegneria, la ditta accusata dal Ministro Salvini e dallo stesso Gruppo Ferrovie dello Stato di aver piantato il "chiodo" che ha messo in ginocchio l'operatività ferroviaria. Interpellato dall'ANSA ha dichiarato:

«Stiamo ricostruendo con precisione quanto accaduto ieri: prima di parlare vogliamo avere un quadro ben chiaro di quanto è successo».

Parole che avrebbero potuto e dovuto utilizzare il Ministro Salvini e i vertici di Trenitalia, RFI Rete Ferroviaria Italiana e della capogruppo Ferrovie dello Stato.


Si è invece preferito un violento attacco comunicativo contro la Str92, micro azienda che probabilmente contava sul contratto con RFI per tenersi a galla e dare uno stipendio ai suoi 22 dipendenti e alle loro famiglie con il risultato di far chiudere l'azienda. Ma con l'obiettivo di nascondere le gravi responsabilità delle aziende di Stato in primis RFI e il suo amministratore delegato Gianpiero Strisciuglio. Sia chiaro non è un tema "reputazionale" perché affermo senza timore di essere smentito che le aziende in questione non hanno una reputazione da difendere. E' lo spinning comunicativo che mira a far cadere sugli altri "la colpa" nascondendo le proprie. E' la logica della propaganda anziché della responsabilità istituzionale e aziendale.


L'ira di Salvini avrebbe dovuto essere rivolta a Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. Perché a prescindere dal chiodo sono molte le domande che attendono ancora risposta:

  1. come è possibile che una cabina elettrica strategica fosse alimentata da una sola linea elettrica?

  2. come è possibile che la canalina di trasporto dei cavi fosse così facilmente accessibile e non opportunamente segnalata?

  3. perché si è optato per un sistema di alimentazione di back up a batteria anziché un gruppo elettrogeno?

  4. perché non vi è una cabina elettrica di ridondanza?

  5. perché il sistema di allarme che avrebbe dovuto segnalare l'interruzione dell'energia elettrica alla cabina e lo switch al sistema di backup non ha funzionato?

quali sono le procedure di FS rispetto alla prova degli allarmi?


E' a queste domande che l'AD RFI Strisciuglio dovrebbe dare risposta. Ma dalla tragedia di Brandizzo sappiamo che la comunicazione non è il suo forte.


Intanto abbiamo scoperto che in Italia per mettere KO un'infrastruttura critica non c'è bisogno di un sofisticato attacco hacker. Basta un chiodo ben piantato.


 
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