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Terremoto, Protezione Civile, comunicazione

Il tragico terremoto in Abruzzo mette in evidenza il ruolo dei social media ma nel web 2.0 la Protezione Civile è assente. Avevo già avuto modo di segnalare in diversi post la crescente importanza ricoperta dai social media nelle situazioni di crisi e di emergenza. Ruolo che può trasformarsi in opportunità per quanti, come ad esempio le autorità o la Protezione Civile, sono chiamati a governare la comunicazione e le istruzioni alla popolazione in queste situazioni.

Il tragico terremoto in Abruzzo ripropone anche in Italia questo tema che viene tuttavia superficialmente messo in evidenza in queste ore dai media tradizionali (vedi ad es. Il Giornale,ANSA). Ecco alcune rapide riflessioni:

  1. In Italia le autorità competenti non hanno ancora compreso il ruolo fondamentale e virale che le piattaforme web 2.0 sono in grado di assicurare nella diffusione tempestiva delle informazioni. Segnalo ad esempio la presenza della Croce Rossa Americana su Twitter e in contrasto l’assenza della Protezione Civile italiana che invece non ha una presenza su questa piattaforma.

  2. La mancata comprensione si accompagna ad una mancata preparazione. Come ho avuto più volte modo di sottolineare se non ci si è preparati in largo anticipo a gestire la comunicazione di crisi, risulta impossibile gestire i flussi di comunicazione/informazione.

  3. La Protezione Civile ha attivato un gruppo su Facebook denominato Breaking News. Sfortunatamente le informazioni fornite (presumo in modo volontario da Giorgio Loda che lo amministra) non sono all’altezza dell’emergenza anche perché molto probabilmente Giorgio non si trova nella control room della Protezione Civile nazionale o della Regione Abruzzo e non ha quindi accesso alle informazioni/istruzioni da fornire alla popolazione.

  4. Su Facebook esistono oltre 30 gruppi della Protezione Civile. Quello più numeroso con oltre 5000 iscritti si chiama Protezione Civile Nazionale e non vi è traccia di post su quanto sta accadendo in Abruzzo. L’ultimo post è del 5 gennaio! La confusione regna sovrana e con essa la mancanza di informazioni precise e tempestive che denotano a monte un’assenza completa di strategia di comunicazione.

  5. Una ricerca sui canali di YouTube fornisce lo stesso stato confusionale. 2 pagine di canali di decine di “Protezioni Civili” senza alcuna apparente utilità. Nel caso dell’Abruzzo questa piattaforma non è stata minimamente presa in considerazione quale canale informativo da parte delle autorità preposte.

  6. Nel web 1.0 le cose non vanno molto meglio. L’aggiornamento fornito dalla Protezione Civile sul proprio sito alle ore 12,23 (ora di scrittura di questo post) risale alle 8 di questa mattina. Un lasso di tempo troppo lungo per il mondo di oggi se non supportato dalla presenza su altre piattaforme web 2.0 attraverso il quale sarebbe ad esempio possibile fornire micro aggiornamenti collegando le diverse piattaforme al sito della stessa Protezione Civile. Si potrebbe anche discutere sull’opportunità di caricare sul sito una rassegna stampa quando la stessa Protezione Civile dovrebbe governare il sistema informativo.

  7. I media tradizionali usano sempre di più le piattaforme web 2.0 per individuare testimoni in loco. La CNN ha un apposita presenza su Twitter. Ecco un esempio segnalato da Il Giornale di come la BBC ha cercato “testimoni” in Abruzzo utilizzando Twitter.

  8. Nel caso di eventi catastrofici come quelli che hanno toccato l’Abruzzo la pressione mediatica è enorme. Ciò nonostante in Italia non si è ancora giunti alla formazione dei Joint Information Centers (JIC), tema da me trattato in un precedente post.

  9. Sorprende lo scarso uso di Flickr sia da parte delle autorità sia da parte degli utenti. Non vi è alcun dubbio che la Protezione Civile sia uno straordinario asset del nostro paese, riconosciuto a livello internazionale. Tuttavia le strategie di comunicazione che in una situazione di crisi o di emergenza giocano un ruolo fondamentale non sono a mio giudizio al passo con i tempi. Non solo. La presenza frammentata in centinaia di diverse “Protezioni Civili” su diverse piattaforme web 2.0 è deleteria e controproducente ai fini di una corretta gestione della comunicazione di crisi.

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