ThyssenKrupp: mea culpa e redenzione
- Patrick Trancu
- 13 dic 2007
- Tempo di lettura: 1 min
Sottrarsi alle telecamere errore strategico
Sono stati 154 fino a questa mattina i servizi che le principali emittenti televisive nazionali hanno trasmetto sul tragico incidente di Torino. Tra questi figurano trasmissioni di approfondimento come Matrix e L’Infedele. In questi servizi non abbiamo mai visto un dirigente ThyssenKrupp: l’azienda resta fredda e senza volto, un’immagine coerente (l’unica) con la strategia di comunicazione attualmente perseguita. Ieri sera a Matrix, Enrico Mentana ha letto la lettera inviata dall’azienda - invitata a partecipare - per giustificare la propria assenza citando il “silenzio” e il “rispetto per i familiari” quali principali motivi per tale assenza.
Avevo già avuto modo di scrivere ieri dell’importanza di essere credibili nella propria comunicazione di crisi. Per un’azienda che per oltre 72 due ore si è chiusa nel silenzio e che ha comunicato di essere vicina ai familiari prima di contattarli, la lettera di ieri sera non appare credibile. L’azienda avrebbe invece dovuto affrontare la sfida della comunicazione, per quanto difficile questa oggettivamente possa essere. Certo partecipare a Matrix, così come essere presenti nei TG e in altri format di approfondimento, con un rappresentate aziendale sarebbe stato equivalente ad un martirio. Ma la redenzione passa necessariamente per quella strada soprattutto se si sono passati i primi 3 giorni di gestione di crisi a non fare niente. Questo sarebbe stato un vero cambiamento di strategia di comunicazione.