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Mestre come il Ponte Morandi

Aggiornamento: 27 apr 2024

Mestre come il Ponte Morandi. “Un buco nel guardrail”. Incuria, cantieri interminabili , mancanza di programmazione, soldi che esistono solo sulla carta. Ma in questo caso non c’è Autostrade verso la quale puntare il dito. Ci sono 2 metri di un viadotto super trafficato gestito da ANAS senza barriera. E come in tutte le tragedie è lì che il bus si “appoggia” prima di precipitare per 9,4 metri e rovesciarsi atterrando sul proprio tetto.


Si ferma la propaganda istituzionale che in questo caso non ha un’Autostrade sulla quale riversarsi a fini di consenso elettorale.


In un Paese normale il Ministro delle Infratrutture si dimetterebbe. Per decenza visto che ANAS (Gruppo FS) è dello Stato. “Un’azienda con solide radici nella storia del paese e che guarda con entusiasmo alle sfide future forte dei circa 32mila km di strade e autostrade” e che si occupa “di strade dalla progettazione, a partire dallo studio di fattibilità e dalla valutazione dell’impatto ambientale, fino alla costruzione e alla successiva manutenzione ordinaria e straordinaria.”

Invece assistiamo al peggiore “spinning” di comunicazione: l’arte di spostare l’attenzione da un problema reale ad un falso problema per “nascondere” e “sottrarre” all’attenzione pubblica.


Così il Ministro dichiarava ieri mattina senza avere alcun elemento in mano che “non è un problema di guardrail” invitando invece a “riflettere sui mezzi elettrici” per essere smentito dal Procuratore di Venezia e dai fatti ad oggi accertati. Ma poco importa quando la comunicazione istituzionale è pensata in termini di propaganda finalizzata al consenso elettorale e/o alla negazione delle proprie responsabilità istituzionali. Lo avevamo visto a Genova con il Ponte Morandi e documentato nel libro “Lo Stato in Crisi” durante il Covid con Giuseppe Conte. Lo vediamo oggi di nuovo a Mestre.

È quello che chiamo la “militarizzazione” della comunicazione istituzionale che in assenza di solide fondamenta etiche si trasforma in arma al servizio della politica.


Contestualmente parte lo “scaricabarile” vero sport nazionale del Paese. Il tiki taka delle “non responsabilità” tra enti e istituzioni: “No tocava a mi. Te tocava a ti. Ghe tocava a lu” come scrive il Corriere della Sera.


Ancora una volta una tragedia frutto dell’incuria, della superficialità e dell’assenza di controlli. Parole vuote di cordoglio istituzionale. Ogni volta che le sento mi ricordo della Messa al Duomo di Milano pochi giorni dopo la tragedia di Linate del 2001.


Intanto i famigliari delle vittime di Mestre piangono i loro cari, morti per un tratto di guardrail mancante.


ORE 15 - mi segnalano che il viadotto era stato ceduto da ANAS al Comune di Venezia. Non credo cambi molto ma è importante condividere informazioni corrette. Le mie scuse ad ANAS che potrebbe tuttavia trarre qualche insegnamento dalla vicenda. Sarà comunque interessante sapere chi operava il cantiere. Per le dimissioni forse quelle di Assessore e Sindaco?

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